giovedì 6 dicembre 2007

Andrea Doria

Andrea Doria

Un vortice di note in fondo all'Oceano.

Le testimonianze e il restauro dell'intervista del Giornale Radio ai sopravvissuti.

Il 25 Luglio 1956 durante il tragitto della sua 51° traversata l'Andrea Doria entrava in collisione con la motonave rompighiaccio Stockholm. Entrambi gli equipaggi a causa di un banco di nebbia fittissimo si accorsero troppo tardi dell'imminente collisione. Le due navi si scontrarono nell'oceano, la prua della Stockholm fece scempio nella fiancata della nave Italiana. L'Andrea Doria dopo un'agonia di molte ore affondò nell' oceano posandosi sul fondale a circa 225 piedi. In quel giorno sventurato persero la vita 46 persone sulla nave Italiana su un totale di 1088 passeggeri, 5 sulla Stockholm. L'Andrea Doria misurava 697 piedi, affidata al comando del Capitano Piero Calamai compiva la traversata da Genova a New York trasportando ad ogni viaggio attori, gente famosa, in un clima di spensierata allegria e mondanità su quella che allora veniva chiamata "la rotta del sole".
'La sera del 25 luglio 1956 ' ha raccontato il genovese Dino Massa, l'ultimo direttore d'orchestra testimone dell'epopea dei transatlantici ' ero li' nel salone ad intrattenere il pubblico. Suonavamo Rabagliati e 'Ma se ghe penso', solo dopo mezzanotte si poteva trasgredire col jazz, Armstrong e Benny Goodman'. Il suo gruppo stava eseguendo 'Arrivederci Roma', quando esplose la tragedia. 'Abbiamo sentito uno scrollone, un botto enorme, il suono ce l'ho ancora nelle orecchie, come un gran colpo di piatti. Non avrei mai immaginato un suono cosi'. E subito il fumo che saliva dalle scale, il fuggi fuggi della gente, l'inizio del naufragio. Cominciammo a girare per la nave e a chiedere nobody in? nobody in? ad ogni porta, per portare soccorso. Il concerto era finito, stava finendo l'Andrea Doria'.

A Dino Massa e' dedicato il ricordo del violoncellista Marco Ferrari, nel suo libro, edito da Sellerio, 'Grand Hotel Oceano':
'Ora non lo sento piu', non odo piu' quel suono nella notte. Per quarant'anni un girotondo di note mi ha vorticato attorno, un mulinello di sonorita' confuse ha incatenato i miei sogni. Piu' o meno alla stessa ora, verso le 23.10 (') era la voce del mio violoncello. Poi e' venuto il silenzio. Il mio strumento ha avuto paura di altre mani, diverse dalle mie, le mani degli uomini che adesso scavano tra i rottami dell'Andrea Doria, in quel fondale di morte. Si e' dissolto al primo tentativo di assalto di quella che considerava la sua tomba eterna ed ha emesso l'ultimo arpeggio: l'ho sentito, e' stato come un fischio acuto che mi ha trafitto il timpano. (') L'acero del fondo si deve essere squarciato in un istante, il coperchio di abete si deve essere frantumato, il manico sfaldato e la voluta disintegrata. La sua anima avra' vagato tra i coralli e la melma facendo valere le buone qualita' acustiche'.
(') 'Ho battuto la bacchetta sul leggio per placare il brusio della sala; ho guardato negli occhi i musicisti; ho dato il via alla canzone e i primi accordi di 'Arrivederci Roma' sono risuonati limpidi e cristallini. Mi, fa diesis, mi re' e una goccia di rimpianto e' comparsa alle 23 e 10 dell'ultima notte di navigazione. Ma le note sono rimaste spezzate, proprio quando mancavano poche canzoni per completare il repertorio' Un tremito improvviso ha scosso la sala e un suono stridente ha annientato l'armonia. I cimbali si sono messi a fremere, i tamburi a rullare, i fiati a fischiare con fragore. Anche i bicchieri hanno cantato prima di disintegrarsi. Tavoli, sedie e bottiglie sono scivolati costruendo una diga. Ho visto passeggeri volare, trascinati sul fianco di dritta, scaraventati sulle pareti. Fuori, fuochi d'artificio di strane tonalita' bianche e gialle si sono levati in cielo'.

Ascolta anche: Intervista con Gastone Biffoli, superstite dell'Andrea Doria



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